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21 apr 2020

Nonni e leader sociali

Il Presidente della nostra Associazione Leo Cisotta parla di una generazione che sta scomparendo a causa del Covid-19 e di come quella “di mezzo” potrà prenderne il posto

Leo Cisotta Covid 19

I dati Istat sulla mortalità in Italia nel 2020 spingono la mente a riflessioni più profonde di quelle a cui, credo, siamo poco abituati.

Muore ogni giorno la generazione della memoria. E muore ogni giorno un pezzo di comunità.

È questo uno dei temi più scottanti con cui ci confronteremo appena la situazione “là fuori” ci consentirà di tornare alla nostra quotidianità, alle nostre abitudini, alle corse a scuola a prendere i figli, alla rincorsa per arrivare in orario alla lezione del catechismo o per essere puntuale all’appello del mister, sul campo di calcio sotto casa, quello su cui si affacciano tutti i palazzi del quartiere. Un tempo mi accompagnava il Nonno. E ora?

Non solo i nostri nonni. C’è una cosa che questo virus ci lascia come suo “testamento emotivo”: ha colpito, colpisce e abbatte – per la maggior parte – persone dalle spiccate doti sociali, persone che hanno investito tempo ed energie per diventare – ed essere – punti di riferimento, animatori delle nostre comunità, dei nostri quartieri, delle nostre città, da Nord a Sud, a Nord con una violenza e una magnitudo che lascerà segni profondi sulla crescita delle generazioni più giovani.

Medici, infermieri, operatori socio-sanitari, volontari della protezione civile hanno dato un contributo enorme. Rappresentano la linea della resistenza.

E poi tante altre persone che hanno animato le nostre vite fin dagli anni dell’infanzia e dell’adolescenza: il maestro di catechismo, il custode del campetto dell’oratorio, il primo mister a calcio, basket, pallavolo, tennis; e poi il parroco della Chiesa che ci ha accompagnato verso la Prima Comunione e che ci ha riconosciuto nel giorno della Cresima, il “movimentatore” della pro loco e l’organizzatore della corsa campestre o del torneo di tiro alla fune quando le belle giornate iniziavano ad aprire la strada verso l’estate.

Ecco ciò che mi preoccupa maggiormente. Ma è anche il grande stimolo che questa riflessione vuole trasmettere; saremo chiamati – come generazione di mezzo – ad apprendere, velocizzare, mutare le modalità di realizzazione di un modello di costruzione delle comunità che finora abbiamo completamente “appaltato” a una generazione precedente di donne e uomini che sono stati capaci di costruire ponti, legami e sistemi di relazioni, attraversando – come una barca nel mezzo dell’oceano in tempesta – un’epoca di totale allentamento dai modelli sociali che hanno tirato su le generazioni di ragazzi fino agli anni ‘90.

Dovremo riscoprire il gusto dello stare INSIEME, della trasmissione senza un ritorno se non la soddisfazione del vedere realizzati negli altri i propri consigli, i propri suggerimenti, la propria opera. Avremo la responsabilità di essere attori della costruzione di percorsi comuni – a durate e intensità variabili, naturalmente – prendendoci sulle spalle un peso che abbiamo per troppo tempo rifuggito.

Non mi farei portare sui terreni scoscesi del “cambierà tutto dopo il coronavirus” perché siamo ancora troppo immersi nel problema per riuscire a vedere la luce; posso però affermare con la relativa sicurezza dei tempi che viviamo come il paradigma sociale a cui ci siamo allineati negli ultimi 20 anni, subirà degli scossoni “per assenza”, per motivazioni di forza maggiore.

Allora vivremo in un Paese che tornerà a investire sui centri di aggregazione, sulla manutenzione e sulla conservazione della bellezza dei luoghi e dei paesaggi, consapevoli che sono le persone il migliore strumento di “politica attiva”, in grado di ri-abilitare il valore delle relazioni e della corresponsabilità intergenerazionale nella costruzione di un principio più ampio di bene comune, più ampio – appunto – del proprio “giardino”, meno privatistico e più di comunità.

È questa l’eredità che la crisi del Covid-19 ci lascia: sta a noi interpretare con sano pragmatismo questa “call for action”: una vera e propria campagna per far emergere personalità – leader, come dice il titolo – capaci di lavorare nella costruzione, crescita e custodia di relazioni e prossimità. Noi di ItaliaCamp ci siamo messi in gioco e per questo abbiamo lanciato Ripartiamo INSIEME: una call per trovare idee e buone pratiche per superare insieme l’impatto del Covid-19 anche, e soprattutto, per non perdere tutte le attività di sostegno alle micro-comunità locali che abbiamo visto nascere spontaneamente sotto i nostri occhi in questo momento di crisi.