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19 nov 2020

Mobilità post Covid-19: come ricostruire la fiducia?

Per combattere la paura fondamentale il contributo della tecnologia

Italiacamp mobiltià post covid

Il settore della mobilità è stato tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia in atto. Non solo – seppur immensamente – in termini di domanda di trasporto e di andamento economico-finanziario delle aziende del settore, ma soprattutto in termini di modifica radicale delle abitudini di viaggio degli italiani (in buona compagnia con i cittadini di tutti i Paesi G8, in ogni caso).

Il confinamento forzato della primavera 2020 ha portato a un crollo degli spostamenti, sia sui mezzi privati che su quelli pubblici. Il “rimbalzo” post riaperture di maggio ha visto il delinearsi di due fenomeni paralleli: da un lato, il ritorno prepotente all’utilizzo dei mezzi privati a discapito di quelli pubblici per gli spostamenti legati a ragioni di lavoro e studio, dall’altro un uso del trasporto pubblico (in particolare ferroviario) mirato più a occasioni di leisure che di pendolarismo tradizionale.

Questo dice molto sulla portata del rischio legato alla fase pandemica: se nel decennio 2009-2019 la sharing mobility aveva vissuto una fase inarrestabile di crescita – con tutti i benefici, anche in termini di impatto ambientale, che questo comporta –, la paura del contagio rischia di portare a un poderoso ritorno di fiamma verso l’auto privata. Rischio già piuttosto concreto: basta girare per le grandi aree metropolitane nelle fasce di punta, o guardare i dati di affluenza delle primarie aziende di trasporto pubblico locale. Il punto chiave è, appunto, il tema della paura: nei talk show e in arene più o meno titolate si guarda al settore dei trasporti come uno dei veicoli del contagio, con riflessioni non sostenute da evidenze scientifiche e, soprattutto, senza tener conto degli ingenti sforzi di sanificazione e di tutela dei passeggeri che tutte le società stanno portando avanti, in conformità a quanto le norme prescrivono. Eppure, la paura – certamente comprensibile sotto il profilo umano – rischia di radicarsi e di modificare in modo irreversibile le abitudini di mobilità degli italiani, con conseguenze drammatiche sull’ambiente, sul territorio, sulla vivibilità dei centri urbani e dei collegamenti delle aree periferiche. Un balzo indietro di anni, che non possiamo e non dobbiamo permetterci.

La ricetta? Probabilmente non ne esiste una unica, buona per tutte le sfaccettature di un settore complesso e poliedrico come quello dei trasporti, ma senza dubbio c’è un ingrediente fondamentale: la fiducia.

È necessario che le aziende di trasporto, le associazioni di settore, il Governo e gli Enti Locali lavorino sull’esempio di quanto già fatto in questi ultimi mesi per rafforzare la fiducia dei viaggiatori rispetto al sistema, non solo dimostrando di porre in essere tutte le misure per garantire sanificazione e distanziamento a bordo, ma anche sfruttando la tecnologia come viatico per restituire un senso di sicurezza a bordo. 

Tecnologie esistenti, come quelle per la pianificazione del viaggio – l’uso dei beacon per “individuare” i viaggiatori e poter restituire costantemente l’effettivo livello di affollamento a bordo e in stazione –, ma anche l’analisi di soluzioni innovative con partner “inusuali”, provenienti dal mondo delle start-up. L’open innovation può essere linfa vitale per il settore della mobilità, che deve farne un uso proficuo e abbondante per ritrovare una dimensione di fiducia e serenità per i viaggiatori.

Italiacamp, che fin dalla sua nascita ha rappresentato una nursery di buone idee e soluzioni innovative, potrà avere un ruolo importante nel dare voce a realtà emergenti che sappiano essere di supporto nell’innovare il settore in ottica di restituzione della fiducia, e riportare forme più evolute di mobilità nelle abitudini di consumo di chi deve spostarsi per ragioni di lavoro, studio o viaggio.