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05 mag 2021

Lo sport di fronte alla sfida del Recovery Plan

Lo sport è un comparto che può avere un ruolo strategico anche nel raggiungimento degli obiettivi posti dal Recovery Plan

Francesca Buttara

Lo sport, a tutti i livelli, sta risentendo delle pesanti conseguenze della crisi pandemica. I conti non tornano, i posti di lavoro faticano a essere mantenuti e la funzione sociale che svolge rischia di indebolirsi. Da più di anno stadi e palazzetti sono chiusi, così le palestre o i centri sportivi. Bambini e giovani, con loro le famiglie, che animavano i campi di calcio o riempivano le corsie delle piscine, sono ora in attesa della nuova “stagione delle riaperture”.

Quando si pensa allo sport, spesso lo si evidenzia per la sua dimensione prettamente agonistica. Classifiche, risultati, performance atletiche sono al centro del dibattito pubblico. Meno frequente è invece la narrazione dello sport come strumento di carattere economico, occupazionale, sociale. Ciò comporta, a livello politico, che lo sport venga spesso considerato un settore a sé stante, con caratteristiche e dinamiche proprie, quasi svincolato da un ecosistema più ampio.

Al contrario, lo sport incrocia professioni, passioni e destini di milioni di persone, in Italia e nel mondo. È un comparto produttivo a tutti gli effetti, che genera PIL, crea posti di lavoro, indotto e produce effetti sociali.

In sostanza, un comparto che può avere un ruolo strategico anche nel raggiungimento degli obiettivi posti dal Recovery Plan.

È stato lo stesso premier Draghi, intervenuto la scorsa settimana in Aula a Montecitorio, a ribadire la centralità dello sport nel percorso formativo dei giovani. Il Piano, ha detto, “servirà anche per rafforzare il ruolo dello sport come strumento di inclusione e di contrasto alla marginalizzazione”.

Un esempio su tutti. Pensiamo alle infrastrutture sportive e al compito che potrebbero assolvere in virtù degli obiettivi tracciati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

È vero, in Italia gli impianti scontano profonde inadeguatezze strutturali. Il Sottosegretario Vezzali ha ribadito in diverse occasioni “l’esigenza indifferibile di avviare processi di rigenerazione degli impianti sportivi”, e questo potrebbe essere il momento adatto per farlo: rinnovare gli impianti affinché producano effetti positivi per territori e comunità. Vediamo quali.

La quinta missione del PNRR, “Inclusione e coesione”, è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all’inclusione sociale e alla coesione territoriale. Sono particolarmente rilevanti gli obiettivi, trasversali a tutto il Piano, di contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e di sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.

Gli impianti sportivi avrebbero la capacità di rigenerare le aree periferiche, contrastare il degrado urbano e la marginalizzazione sociale, promuovere l’interazione sociale. Non solo. Se gli impianti, ora relegati completamente a contenitori di eventi sportivi, diventassero dei veri e propri hub sociali e polifunzionali, attivi sette giorni su sette anche con iniziative trasversali, allora riuscirebbero a raggiungere ancora più efficacemente la missione dell’inclusione e della coesione.

Inoltre, in questi ultimi mesi l’attenzione verso politiche di sviluppo sostenibili è aumentata considerevolmente. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite impone di implementare strategie e programmi di azione rivolti alla salvaguardia dell’ambiente, ad un utilizzo più consapevole delle risorse energetiche, alla cultura dell’economia circolare.

Chiaramente, anche il PNRR evidenzia questa dimensione, con la transizione ecologica alla base del nuovo modello di sviluppo. E le infrastrutture sportive? Quale ruolo avrebbero nel raggiungere tale obiettivo? Potrebbero essere rinnovate secondo standard di efficientamento energetico, con un utilizzo più corretto delle risorse e una gestione più intelligente dei rifiuti. Inoltre, si potrebbero trasformare in luoghi di sensibilizzazione e di formazione rispetto a questi grandi temi sociali.

Ci sono poi le missioni sulla digitalizzazione, l’innovazione, la salute, anch’esse particolarmente interessanti per lo sport. Insomma le occasioni ci sono, sta al nostro Governo e a tutti noi saperle cogliere. Anche da questa dimensione passa la ripresa del Paese.