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09 feb 2020

Le parole tornano a contare

Nel nuovo decennio appena iniziato, in cui l’incertezza continuerà ad alimentare la paura, le parole tornano ad avere un peso

Ilaria Lorenzetti le parole tornano a contare

Il decennio appena concluso è stato segnato da un mondo della comunicazione figlio di un linguaggio fatto più di immagini che di parole. Se giornali e telegiornali sono sempre più “visivi” e le piattaforme di streaming si sono affermate proprio in questi anni, la trasformazione maggiore è avvenuta per i social network. Queste piattaforme si sono evoluti da “diari” per raccontare con parole e immagini le proprie giornate e in cui veicolare le proprie emozioni e opinioni, in gallerie di brevi stories fatte di immagini e video, condivise on-line per attirare quante più views possibili. Un’evoluzione visiva che ha relegato sempre più in secondo piano le parole e la potenza descrittiva ed evocativa.

Proprio all’alba del nuovo decennio, però abbiamo assistito a uno scontro perfetto tra la forza delle immagini e quella delle parole.

È il 6 gennaio 2021, il mondo intero assiste attonito all’assalto di Capitol Hill, sede del parlamento degli Stati Uniti, da parte dei sostenitori di Donald Trump. Mai una democrazia occidentale aveva subito un simile oltraggio. Ciò che colpisce è che chi entra nel Campidoglio americano, oltre a seminare violenza sembra avere un solo interesse: la conquista di un selfie nelle stanze del palazzo del potere. E così le immagini immortalate all’interno dell’edificio scorrono e rimbalzano per giorni tra social e TV.

È il 20 gennaio, sono trascorse solo due settimane dagli eventi di Capitol Hill, e Amanda Gorman, una ragazza di appena 22 anni, è in grado di annientare quelle immagini con una poesia di sole 713 parole. Così ci dimostra che se è vero che un’immagine vale più di mille parole, mille parole ben scelte possono dipingere un evento in modo molto chiaro e far riflettere sul domani che vogliamo costruire. Il capolavoro di Gorman diventa anche un monito di quanto siamo diventati affamati di parole.

Per questo nel nuovo decennio appena iniziato, in cui l’incertezza continuerà ad alimentare la paura, le parole tornano ad avere un peso. Vale per la politica così come per i brand: è finita l’era degli slogan, delle promesse, delle empty words come direbbe Greta Thunberg.  È necessario ridare un peso alle parole ed essere consapevoli dell’uso che ne facciamo, perché non accada più che il tweet di un Presidente debba essere censurato.