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10 gen 2017

Quando Bauman cercò di salvarci

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Zygmunt Bauman durante l’evento “InNovaCamp” che abbiamo realizzato nell’ottobre 2012 presso la Pontificia Università Lateranense

Bauman ItaliaCamp

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Zygmunt Bauman durante l’evento “InNovaCamp” che abbiamo realizzato nell’ottobre 2012 presso la Pontificia Università Lateranense. L’incontro vedeva alternarsi sul palco rappresentanti selezionati della società civile per rispondere, in soli cinque minuti, al provocatorio tema: “Salvezza o dannazione: proposte e soluzioni anticrisi”. Le migliori idee sarebbero poi confluite all’interno del Primo Rapporto sull’Innovazione Sociale, redatto dal CeRIIS in collaborazione con ItaliaCamp.

Per l’occasione, Bauman tenne una Lectio Magistralis sul rapporto tra Politica e Potere, intendendo il primo come la capacità dei governi di far fare e il secondo come la possibilità di decidere le cose che vanno fatte.

Negli ultimi decenni infatti, questi due concetti, che nei secoli scorsi erano religiosamente congiunti, hanno finito con il separarsi a causa di spinte diverse: lo sviluppo dei poteri sovranazionali, le necessità legate al raggiungimento della maggioranza imposte dal sistema democratico, le aspettative dei cittadini sulla possibilità di migliorare le loro condizioni sociali ed economiche, l’aumento del potere finanziario.

All’interno di questa società, che non a caso il filosofo definisce liquida, in cui scompaiono le ideologie e l’appartenenza nazionale viene meno, in cui i soggetti collettivi (come ad esempio i partiti) sono sempre più fluidi e personalizzati; i cittadini non riescono più a percepire i Governi come dei soggetti in grado di risolvere i loro problemi quotidiani, poiché troppo influenzati dalle forze finanziarie e sovranazionali. 

La sfida delle nuove generazioni, secondo il filosofo polacco, è quindi riuscire a superare questo scollamento, riconnettendo Politica (decidere le cose che vanno fatte) e Potere (capacità di far fare) per offrire soluzioni concrete e reali, inventando nuovi modi di vita democratica che siano umani, pacifici e di reciproca comprensione.

Di seguito, abbiamo riassunto la sua lezione le cui parole sono ancora di profonda attualità. Ve ne anticipiamo solo la profetica conclusione:

Molto probabilmente, essendo giunto alla fine del mio cammino, io non potrò partecipare a questo sforzo, ma l’unica previsione che posso permettermi di fare è che la vostra vita sarà veramente incentrata su questa lotta per lo svolgimento di questo compito. Auguri!

Grazie Professore! 

(e buona lettura)

La scorsa notte ho avuto un incubo: ho sognato di essere un politico chiamato a prendere decisioni efficaci e concrete. Per farlo, dovevo risolvere un’equazione contenente un certo numero di variabili; ma ho presto scoperto che tutte le variabili erano ignote e imprevedibili. Ecco perché il mio sogno è stato un incubo. 

Oggi infatti, viviamo in un’epoca in cui assistiamo al divorzio tra il Potere e la Politica: da un lato abbiamo un Potere che si è liberato dal controllo della Politica, che non ascolta più quelli che sono i desideri dei cittadini perché il primo risiede all’infuori del territorio di ogni stato nazione. Dall’altro abbiamo una Politica che rimane locale tanto quanto lo era nel 1555, circoscritta ai limiti territoriali del Paese. Oggi, la dura verità è che il vero potere che determina la nostra vita risiede aldilà della portata del governo territoriale di ciascun politico, indipendentemente dalla forza del suo governo. 

I Governi (ed è per questo che il sogno di cui parlavo all’inizio si è rilevato un incubo) si trovano di fronte a quello che gli anglosassoni chiamano “double bind”, doppio legame, duplice vincolo. Essi cioè sono vincolati su due fronti diversi, da due forze tra loro indipendenti che spingono o tirano le decisioni verso due diverse direzioni (Potere e Politica, appunto). Ogni Governo ha bisogno di essere rieletto allo scadere del suo mandato e quindi l’esigenza di farsi rieleggere indica che si debba ascoltare molto attentamente ciò che proviene dalla base, ciò che l’elettorato è disposto a votare o meno.

Ma c’è un altro potere cui il Governo deve porgere orecchio: quello delle borse, dei titoli del mercato azionario, delle industrie e dei capitali internazionali, ormai liberi di spostarsi laddove ci siano maggiori promesse di profitto e di soddisfazione degli azionisti. Se i Governi contrastano le loro intenzioni, i capitali finanziari sono liberi di andarsene e persino di scatenare un attacco a una valuta e alla capacità di un Paese di rimborsare il proprio debito.

Da questo scenario emerge che l’attuale crisi della politica risiede nel fatto che le persone perdono fiducia nella possibilità che la soluzione, la salvezza, possa venire dall’alto. I cittadini non credono più che un cambiamento positivo possa venire dai Governi in carica, perché questi hanno le braccia troppo corte per arrivare alle radici del male. Questa è quella che io chiamo “crisi di fiducia”: siamo costantemente frustrati da aspettative non risolte e questa delusione nei confronti dei Governi diventa la principale forza motrice della politica contemporanea, come insegnano le vicende elettorali di questi ultimi anni.

Traendo spunto da una frase di Antonio Gramsci, ho definito questo particolare periodo “interregno”; una situazione in cui tutti i modi di agire che abbiamo ereditato dalle precedenti generazioni non funzionano e non ce ne sono di nuovi e di efficaci perché non ancora inventati. Conseguentemente, sussiste una sorta di disgregazione della comunicazione tra politici di professione ed elettorato: quando apriamo il giornale, vediamo diverse pagine incentrate sulle discussioni e sui temi che i politici stanno affrontando sotto la pressione di questo duplice condizionamento. Si tratta di numerose questioni che sono – purtroppo – diverse dai problemi che affliggono i cittadini nella vita quotidiana. Ecco spiegato il motivo per cui la gente sostiene che i governi non ascoltano, rimanendo indifferenti.

Tutto questo è vero, ma rappresenta solo una parte della verità. Dall’altra parte ci sono infatti, una serie di richieste e pressioni che provengono da un contesto diverso, indifferente alle preferenze, ai valori locali e a ciascun governo che tuttavia i politici devono considerare per mandare avanti l’economia e tenere in vita il benessere di una nazione. Il sogno di questa notte lo considero quindi un incubo perché non vedo una facile via d’uscita da questa nostra situazione così perigliosa. Il compito del XXI Secolo è quello di “risposare” insieme Potere e Politica.

L’appello ai politici nel lungo termine – e non di qui alle prossime elezioni – è questo: “cercate di fare tutto il possibile per sposare di nuovo questi due attori”! Che cosa dunque si potrebbe fare? Ciò che un tempo si poteva fare a livello nazionale, oggi ha conseguenze di rilievo globale. In questo contesto l’Unione Europea può svolgere un ruolo fondamentale e, infatti, quello che succede oggi rappresenta una sperimentazione in tal senso. Se riesca non possiamo saperlo, ma il tentativo è in atto e vi è qualche probabilità che questo approccio abbia successo; bisognerà certo tentare di completare questa Unione per condurla ad un livello soddisfacente.

Vi è poi un’altra possibilità di intervento, che riguarda però l’intero genere umano. Poiché siamo tutti sulla stessa barca ed esposti agli stessi pericoli, abbiamo lo stesso interesse di aggrapparci ai valori che ci sono cari, reinventando la politica stessa. La politica degli stati nazione è finita e adesso dobbiamo trovare un’equivalenza con quanto hanno escogitato i nostri nonni e padri, inventando il modo democratico di convivere, che però si basava sempre, per l’appunto, sullo Stato Nazione.

Il compito di tutti voi, della generazione odierna in particolar modo, è dunque quello di inventare modi di vita democratica che siano umani, pacifici e di reciproca comprensione. Molto probabilmente, essendo giunto alla fine del mio cammino, io non potrò partecipare a questo sforzo, ma l’unica previsione che posso permettermi di fare è che la vostra vita sarà veramente incentrata su questa lotta per lo svolgimento di questo compito. Auguri!

Questo è il video integrale della Lectio Magistralis.