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18 sett 2024

CSRD: verso una maggiore trasparenza e accountability delle aziende sui criteri ESG

I criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) assumono un ruolo sempre più centrale nella gestione aziendale. Con l’approvazione del decreto legislativo 6 settembre 2024, n. 125, che recepisce la Direttiva UE 2022/2464, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), il Consiglio dei Ministri italiano ha esteso l’obbligo di includere i nuovi standard ESG nei rendiconti di sostenibilità anche alle Piccole e Medie Imprese (PMI). Questa normativa, approvata il 30 agosto 2024, segna una svolta cruciale in termini di compliance e accountability aziendale.

Fattori ESG per una gestione aziendale sostenibile

L’acronimo ESG, che sta per Environmental (ambientale), Social (sociale) e Governance, fa riferimento ai tre criteri di valutazione utili per verificare, misurare, controllare e sostenere l’impegno in termini di sostenibilità di un’organizzazione pubblica o privata.

  • Ambientale: comprende l’impatto che l’azienda ha sull’ambiente, con focus su emissioni di carbonio, consumo di risorse e gestione dei rifiuti
  • Sociale: riguarda le politiche di inclusione, diversità e welfare, nonché il rapporto con le comunità e i clienti
  • Governance: si concentra sulla qualità della gestione aziendale, la trasparenza, l’etica e la struttura del Consiglio di amministrazione.

L’integrazione dei criteri ESG nella gestione e rendicontazione aziendale è ormai cruciale per ridurre il rischio di impresa, rendendo le organizzazioni più resilienti e sostenibili nel lungo periodo. Le aziende che investono in ESG, infatti, tendono a ottenere benefici in termini di reputazione, efficienza operativa e accesso a capitali esterni, aumentando così il proprio valore competitivo.

Tra gli effetti di una corretta considerazione e gestione dei fattori ESG, ad esempio, c’è la riduzione del costo del debito. Molte istituzioni finanziarie, infatti, offrono tassi di interesse ridotti per le aziende ESG compliant, considerate meno rischiose rispetto ai competitor. Questo effetto può tradursi in un aumento del valore aziendale, dal momento che i flussi di cassa futuri aumentano di conseguenza il proprio valore.

Spesso meno evidenti ma di grande rilevanza sono invece i benefici per tutta la comunità: una strategia aziendale fondata su questi tre fattori può generare un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente.

 

Rendicontazione di sostenibilità, una scelta strategica e necessaria

Comunicare in modo chiaro e dettagliato le azioni intraprese in ambito ESG aiuta a costruire la fiducia di investitori, clienti e partner commerciali.

La rendicontazione di sostenibilità rappresenta un elemento centrale per rispondere alle esigenze degli stakeholder, fornendo un quadro chiaro delle proprie prestazioni ambientali, sociali e di governance, ma anche garantendo trasparenza nel modo in cui gestiscono questi aspetti strategici.

L’integrazione dei fattori ESG nella valutazione delle aziende non è solo una questione di compliance, ma rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo di fare business. Le aziende che ignorano questi fattori rischiano di perdere competitività e di vedere compromesso il proprio valore di mercato.

Le imprese che scelgono di abbracciare la sostenibilità come strategia aziendale possono non solo accrescere il proprio valore e reputazione, ma soprattutto generare un impatto concreto sulla comunità, assumendo un ruolo di primo piano nella creazione di un futuro sostenibile.

 

CSRD, cosa cambia per le imprese italiane?

Con il recepimento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), le aziende dovranno rispettare standard di rendicontazione ESG molto più rigorosi rispetto al passato. La principale novità consiste nell’ampliamento dei soggetti obbligati a includere i fattori ESG nella rendicontazione, andando oltre il tradizionale perimetro finanziario.

Il decreto legislativo prevede, in particolare, l’estensione alle Piccole e Medie Imprese (PMI), escluse le microimprese, degli obblighi di reporting non finanziario che finora erano richiesti solo alle imprese di grandi dimensioni. Inoltre, la rendicontazione non finanziaria sarà sostituita dalla rendicontazione di sostenibilità, un passaggio chiave che richiede alle aziende di fornire informazioni essenziali per comprendere l’impatto delle proprie attività sulle questioni di sostenibilità e come queste, a loro volta, influenzano le performance e la situazione dell’impresa (principio di doppia materialità).

Questa rendicontazione di sostenibilità dovrà dunque includere dati sull’impatto ambientale, sociale e di governance in conformità con la normativa vigente seguendo i framework, le linee guida e gli standard principali riconosciuti a livello internazionale e, in particolare, il nuovo standard ESRS – European Sustainability Reporting Standard. Una svolta in termini di accountability, poiché le aziende saranno chiamate a misurare e comunicare in modo dettagliato come i criteri ESG siano integrati nelle loro strategie e nei processi decisionali.

Per le PMI e le grandi imprese, sarà quindi necessario adeguare i processi interni di raccolta dati e valutazione a queste nuove regole di disclosure. Questo potrebbe comportare l’adozione di nuovi strumenti di monitoraggio e gestione dei rischi ESG, nonché un maggiore coinvolgimento delle risorse aziendali, al fine di garantire la piena conformità alle nuove disposizioni normative.

In un contesto dove la sostenibilità non è più un’opzione, la valutazione aziendale deve integrare un’analisi approfondita degli impatti ESG.

 

Italiacamp: supporto e formazione per una rendicontazione ESG efficace

Comprendere le esigenze dei propri stakeholder e avere un quadro completo dell’impatto in termini di fattori ESG delle proprie attività è oggi fondamentale per successo a lungo termine. Tuttavia, la crescente complessità e numerosità dei requisiti può rendere difficile la preparazione di una rendicontazione efficace e conforme alle aspettative.

Italiacamp si occupa da anni di sostenibilità, fornendo servizi per la misurazione e la valutazione dell’impatto generato. L’organizzazione collabora infatti con importanti realtà pubbliche e private realizzando, tra gli altri, valutazioni di impatto e bilanci integrati, e affianca i suoi partner nell’integrare la generazione dell’impatto nella loro pianificazione strategica. Alcuni esempi di queste attività sono la Valutazione dell’impatto socio economico dell’incentivo Resto al Sud di Invitalia e la Valutazione d’impatto dell’edizione 2023 del Sei Nazioni realizzata insieme alla Federazione Italiana Rugby.

Da questo know-how e dalla collaborazione con l’Università Luiss e Luiss Business School, dal 2018, sono nati diversi percorsi di alta formazione. Tra questi, l’Executive Programme in Sustainability e Impact Management, un percorso di alta formazione, giunto alla seconda edizione, che mira a fornire le competenze necessarie per integrare l’orientamento strategico all’impatto nei diversi processi aziendali ed effettuare analisi e scelte d’investimento specifiche. Il percorso, che integra le più recenti disposizioni della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), si rivolge a tutti i professionisti che svolgono, o intendono svolgere, attività relative alle tematiche di sostenibilità e alla valutazione di impatto e che desiderano sviluppare conoscenze e competenze manageriali specifiche sulle tematiche di Impact Management, Sustainability e Impact Finance & Investing. Il percorso si tiene presso il Milano Luiss Hub. Per maggiori informazioni, visita il sito.